Il quotidiano bergamasco presenta una intera pagina sul progetto che si sviluppa a Bafoussam

Potete leggere cosa dicono di Cajed sulla pagina uscita su L'Eco di Bergamo dello scorso 10 dicembre. Qui di seguito il testo dell'articolo.
“L'istruzione è l'arma più potente per cambiare il mondo”. Lo diceva Nelson Mandela, uno dei grandi rivoluzionari della storia. E devono averlo pensato pure coloro che hanno fondato l'Associazione Cajed, acronimo (in francese) di 'Centro di apprendimento per i giovani in difficolta’. Una realtà che nasce con un ponte tra Casazza e Bafoussam, capitale della regione Nord-Ovest del Camerun, nel cuore pulsante dell'Africa: due città distanti settemila chilometri mal contati, ma unite da un legame forte che porta il nome di Padre Adriano Armati, missionario saveriano di origini bergamasche, da sempre operante in Africa e da oltre 20 anni proprio a Bafoussam. Uno che parla poco e che lavora tanto. “Perché – dice – c'è sempre tanto da fare, tra i lavori pratici e l'opera di sensibilizzazione”. È stato lui a credere che istruzione e formazione potessero essere le chiavi per scardinare la povertà, per far trovare agli abitanti di questa città (380 mila all'ultimo censimento) la strada per un futuro migliore. Il progetto Così è partito un progetto tanto bello quanto ambizioso, su un'area messa a disposizione dalla diocesi di Bafoussam che si dipana su oltre due ettari: nel piano trovano posto complessivamente cinque edifici, con una superficie coperta di 5.500 metri quadrati. In un edificio composto da 13 aule saranno insediate una scuola di base e una scuola professionale; altri due saranno utilizzati come laboratori artigianali (falegnameria, meccanica e scuola edile), mentre un paio saranno destinati a ospitare gli alunni più indigenti, gli orfani o le donne abbandonate; l'ultimo, infine, sarà adibito a residenza, uffici e centro di accoglienza per i visitatori. L’area che non sarà occupata da edifici, strade o cortili, sarà al servizio di una scuola agraria e sarà utilizzata per svolgere attività orticole finalizzate alla produzione di ortaggi che possano essere utilizzati per l’alimentazione quotidiana, prodotti in più cicli durante l’anno. Le persone, le idee L'obiettivo è quello di partire dalla base, dalla formazione dei più giovani, per costruire non soltanto le strutture ma pure le professionalità necessarie affinché gli stessi abitanti di Bafoussam possano a loro volta proseguire il lavoro. In un circolo virtuoso che li porti al riparo dai problemi di ieri e di oggi. Per questo, oltre al denaro necessario per costruire le scuole e i laboratori, servono le persone. Quelle in grado di portare educazione e competenze, di donarsi anima e corpo al progetto. Ne servono tante, di queste persone di buona volontà, perché i tempi di costruzione sono dilatati, considerato che vengono utilizzate prevalentemente tecniche locali. Una scelta un po' obbligata e un po' voluta, perché l'idea di fondo è proprio questa: fare con ciò che si ha. Portare soprattutto idee e conoscenza, senza trascurare però quei macchinari (e magari qualche pc che noi non usiamo più) ugualmente necessari per la buona riuscita del progetto. Le storie Si potrebbe scrivere per ore, di queste storie che parlano di gente che non si arrende. Non si arrende Padre Adriano, quando affronta le difficoltà di ogni santo giorno. Non si arrendono loro, i ragazzi camerunensi che a scuola ci vanno con gli occhi brillanti di chi non vede l'ora di imparare qualcosa di nuovo. Non si arrende chi, dalla Bergamasca, ha preso a cuore la vicenda e la sostiene, da vicino o da lontano, poco cambia. Tra loro, Ugo Patelli, imprenditore con l'attività in città e il pensiero a Bafoussam. “Dove torno appena posso – dice – perché il progetto e le persone mi hanno colpito profondamente”. Storie di un popolo che si intrecciano con storie personali. Come quella di un bambino nato con una grave malformazione, la cui unica possibilità di salvezza era un viaggio in Italia. Precisamente a Bergamo, destinazione Ospedale Papa Giovanni XXIII. Lì, i medici lo hanno fatto rinascere. Storie straordinarie di gente normale. Le paure, le speranze Il tutto in un momento particolarmente difficile per un Paese che è uno dei pochi del Continente africano a non aver mai vissuto una violenza politica, ma che adesso soffre come mai nella sua storia, compresso com'è tra la paura di Boko Haram, al confine con la Nigeria, e la rivendicazione della minoranza anglofona che vorrebbe l'indipendenza. La doppia colonizzazione ha portato due lingue (francese, per la maggioranza della popolazione, e inglese), ma pure due mondi che adesso faticano a parlarsi. Per questo, in uno stato guidato da uno dei presidenti più anziani al mondo (Paul Biya, 85 anni, in carica fino ai 92), servono giovani preparati per guardare al futuro. Un futuro che si sta costruendo grazie a loro, alla gente di Bafoussam. Ma anche grazie al supporto di Bergamo e dei bergamaschi.